Bibliografia Ferroviaria Italiana

 

Treno 8017. Il più grave disastro ferroviario italiano

 

Ansa, 28 febbraio 2004

 


 

INCIDENTI FERROVIARI: MARZO '44 BALVANO, OLTRE 500 MORTI

 

(ANSA) - BALVANO (POTENZA), 28 FEB - Squadrato, silenzioso, l'Eurostar passa ignorando la stazione di Balvano (Potenza) - due binari, l'edificio da una parte, il fiume Platano dall'altra, nessuno in attesa - e imbocca un ponte, poi una serie di tunnel, lentamente, i binari salgono, finché entra nella galleria delle Armi: gli occhi dei viaggiatori tornano sul giornale, senza sapere che stanno attraversando la scena del più grave - e più atipico - incidente ferroviario della storia italiana, avvenuto proprio sessant'anni fa, nella fredda e umida notte fra il 2 e il 3 marzo 1944.

Oltre cinquecento morti, asfissiati, come in una camera a gas: non deragliò, quel treno - numero 8017 - non si scontrò con un altro, semplicemente si fermò nella galleria delle Armi. Non riuscì a proseguire, non riuscì a tornare indietro (è uno dei misteri di quella vicenda): due locomotive con le caldaie al massimo, una quantità di fumo impressionante, prodotta della combustione di un carbone di cattiva qualità perché carico di zolfo. Il fotogramma successivo: oltre 500 cadaveri da rimuovere e seppellire nel cimitero di Balvano. Oltre 500 persone asfissiate, una breve notizia su qualche giornale del 6 e del 7 marzo: incidente «in una galleria ferroviaria dell'Italia meridionale», i «disgraziati viaggiatori» vittime di «soffocazione». La vita deve continuare: la guerra non è ancora vinta, l'Italia è divisa in due e gli Alleati anglo-americani hanno altro a cui pensare.

Ecco gli elementi di quella tragedia, che - è proprio così - soprattutto la grande pietà napoletana per i morti (napoletani e campani per la maggior parte) ha impedito che fosse completamente dimenticata.

LA «FOLLA STRAGRANDE» SUL TRENO DELLA FAME - Appena due settimane prima della tragedia, Giovanni Di Raimondo, sottosegretario alle comunicazioni per le ferrovie e, nell'Italia repubblicana, Direttore generale delle Ferrovie dello Stato, scrive al Governo e avverte del pericolo sulla linea Bari-Napoli, via Potenza. Troppi viaggiatori nelle stazioni, attese lunghissime, fermate casuali e treni presi d'assalto da centinaia di persone che cercano cibo in Basilicata.

QUELLA NOTTE - Il treno 8017 (ultima cifra dispari, perché viaggia da nord a sud, 8 prima cifra perché è un convoglio straordinario), proveniente da Battipaglia (Salerno), arriva nella stazione di Balvano che è circa mezzanotte. Due locomotive «in doppia trazione»: una 480 italiana (un modello identico è visibile nel museo ferroviario di Portici) e una 476 austriaca, giunta in Italia come bottino della Prima Guerra Mondiale (una macchina simile è al museo ferroviario di Campo Marzio, a Trieste). Due locomotive da montagna, che trascinano oltre 40 vagoni: dappertutto, oltre 500 viaggiatori. Molti dormono, cercano di dormire: in tanti, nei posti più insoliti e anche pericolosi. Ma è impossibile fare qualcosa per impedirlo.

VIAGGIATORI - Quasi tutti dalla Campania. Contrabbandieri, è stato detto spesso. Qualcuno sì, ma tanti sono solo affamati, una famiglia da mantenere: hanno qualcosa, lire da spendere, oggetti da scambiare. Lasciano Napoli e altre città della Campania per dirigersi in Basilicata: c'è chi viaggia con due giacche, due cappotti. Uno lo baratterà con generi alimentari. Gli oggetti più incredibili: un cinto per ernia, quattro cappelli alpini usati, boccette di tintura, attrezzi, pennelli, una divisa da avanguardista (il proprietario ha capito che è fuori moda). Ma il viaggiatore più misterioso è lei: «Sesso femminile, sconosciuta, età apparente anni 28 circa», è scritto nel rapporto dei carabinieri. È incinta. Non ha merce da scambiare con cibo, solo «un fazzoletto con bandiera e croce uncinata e una fotografia».

CHE AVVENNE NELLA GALLERIA - L'8017 lascia Balvano, prossima stazione Bella-Muro, orario di arrivo si vedrà. Nella galleria delle Armi, il treno si ferma: è troppo pesante, i binari forse bagnati per l'umidità, il carbone di cattiva qualità: i macchinisti (uno di loro, Matteo Gigliano, è giovane, ma già notissimo per la sua bravura) danno tutto vapore per salire? La galleria si riempie di fumo assassino. Spingono per tornare indietro mentre i frenatori, in coda, hanno bloccato il treno (rispettando le procedure) e i fischi delle locomotive sono azionati male o non vengono uditi? Stesso risultato, galleria piena di fumo e viaggiatori asfissiati. Altre ipotesi non hanno mai trovato elementi validi per essere sostenute.

UNA STRAGE - L'allarme (il treno non arrivò mai a Bella-Muro) giunse a Potenza nel cuore della notte: all'alba, la scoperta. Il treno fu riportato a Balvano. Centinaia di cadaveri allineati sul marciapiede, qualcuno "ripulito" dai soliti sciacalli: i soldati caricano i corpi sui camion e li trasportano nel cimitero. Quattro fosse comuni: tre per gli uomini, una per le donne.

TANTI ANNI DOPO - A Balvano arriva Salvatore Avventurato, che quella notte aveva perso il padre e il fratello. Prima fra lo scetticismo dei balvanesi, poi con il loro sostegno, fa costruire una cappella, un "asilo di pace", e rimuovere le fosse comuni. Una lapide di marmo (è sbagliata la data dell'incidente, posticipata di un giorno) parla di 509 morti (408 uomini e 101 donne). Anno 1972. Oggi il suo viso è in una fotografia sull'altare della cappella. La pietà napoletana per i morti porta a Balvano ogni anno, due volte all'anno (nel giorno dell'anniversario e il 2 novembre), decine di persone. Nella cappella si celebra la messa, anziani e giovani ricordano quelle vittime. Che non vogliono essere dimenticate. (ANSA).