[Fonte: Annali universali di statistica economia pubblica, storia, viaggi e commercio, gennaio 1844, serie 1, volume 79, fascicolo 237, pagine 221-224]

APERTURA DELLA STRADA FERRATA DA PISA A LIVORNO.

Finalmente questa strada, o, come dicono coloro che sperano vederla condotta fino a Firenze, questo tronco di strada è aperto al pubblico. Il 13 di marzo fu celebrata la solenne inaugurazione, alla quale presero parte le Autorità civili e militari, non meno che monsignor Arcivescovo di Pisa: eseguita la benedizione della stazione, partirono essi nel primo convoglio per Livorno, dove furono accolti dalle Autorità primarie di quel porto; rinnovata colà la sacra cerimonia della benedizione, tornarono dopo breve tempo a Pisa. Tanto nell'andata come nel ritorno seguivano a breve distanza due altri convogli di seconda e terza classe. Il popolo si affollava non tanto presso alle stazioni, quanto lungo la strada per più miglia; era permanete una bella e lieta festa. Tanto più lieta, quanto maggiore era stata nel pubblico la noja dell'aspettare molti mesi (per non dire anni), e negli intraprenditori dei lavori la noja del combattere infiniti ostacoli che da ogni parte avevano incontrato.

Corre la nuova strada da Pisa a Livorno per la lunghezza di miglia toscane 11 ¼ (un miglio toscano è metri 1667 circa) sopra una pianura quasi perfettamente uniforme, ed eccettuate due brevi curve presso alle due stazioni sopra una linea retta. Uscendo dalla stazione di Pisa, acquistata appena la velocità solita ad aversi nelle strade ferrate piane e diritte, viene dessa diminuita e ridotta a sole dieci miglia all'ora, per traversare un terreno paludoso nel mezzo del quale passa il così detto fosso dei navicelli. Di questa diminuzione tanto sensibile di velocità non si sa comprendere la ragione, perché se vi fosse da temere avvallamento nella strada pel passaggio del convoglio, tanto è più grande questo pericolo, tanto più lentamente il convoglio cammina. Sopra il fosso è stato costruito un bel ponte di legname, che costituisce il punto più alto di tutta la strada, la quale lievissimamente declina da un lato verso Pisa, dall'altro verso Livorno. Seguendo verso quest'ultima città, dopo breve tempo si tagli obliquamente l'antica strada maestra di Pisa, e si entra nel bosco di Tombolo, dove il terreno alquanto ondulato ha obbligato ad eseguire in alcuni punti dei piccoli sterri. Ivi, giudicandosi, a quel che pare, la strada più sicura, si corre con velocità molto maggiore, e forse soverchia, per riacquistare il tempo perduto. Giunti a quattro miglia circa da Livorno, si traversano varj canali, e del terreno paludoso con moderata celerità, e percorsa una piccola curva si entra nella stazione.

Il tempo impiegato in questo piccolo viaggio varia dai 22 ai 26 minuti, oltre dei quali convien perderne 5 o 6 in ciascun arrivo, per aspettare che la locomotiva si stacchi dalla parte anteriore del convoglio, e girando passi alla posteriore per spingerlo dentro alla stazione; inconveniente assai grave che procede, a quel che pare, dalla poca ampiezza delle stazioni, ed al quale giova sperare che si porrà prontamente rimedio. Le vetture sono di tre classi; le carrozze di prima classe sono eccellenti, ma il prezzo che si richiede per entrarvi (paoli 3, cioè 2 lire austriache circa) è forse troppo caro; sarebbe discreto quello delle carrozze di seconda classe (2 paoli o lire austriache 1 1/3) se fossero desse meno cattive; ma il viaggiarvi è così incomodo, che, quando non piove, tutti preferiscono i carri scoperti di terza classe, ove si paga un paolo.

Il concorso dei viaggiatori è stato in questi primi giorni assai grande; speriamo che duri. Si dice che il primo giorno in cui fu aperta al pubblico, ve ne ebbero 2147, il secondo 1451, ed il terzo poco meno (I). Il quarto poi, in cui la solennità della domenica ve ne aveva richiamati molti più, avvenne che uno per propria imprudenza cadesse, e rimanesse morto.

Il costo totale della strada, delle locomotive, carri, ecc., ecc., ascende per quanto si sa a lir. 3,500,000 toscane, lo che ragguaglierebbe a circa lir. 311,00 per miglio; ciò veramente parrebbe assai alto, considerando che la strada è in terreno piano, senza grandi lavori d'arte, e ad una rotaja sola. Ma forse ci saranno le sue buone ragioni per giustificare questa spesa, e lo sapremo quando gli amministratori renderanno conto agli azionisti. Ora l'esperienza sola potrà determinare, se un capitale sì forte fu utilmente impiegato, non per il pubblico, chè di ciò niuno saprebbe dubitare, ma per gli azionisti. Intanto si parla del proseguimento della strada fino a Firenze, e le azioni si mantengono alla pari; vorremmo che del primo si trattasse permanete di proposito, e che il prezzo delle seconde non fosse il risultato d'un giuoco di borsa, ma l'effetto della convinzione di aver cooperato ad un'impresa utile. X. X.

Firenze, 19 marzo 1844.

(I) Notizie posteriori ci portarono il movimento dal 14 marzo al 27 marzo inclusivo di passeggeri N. 28,669, ciò che corrisponde a 2047 per giorno.
Il Compilatore.

Alessandro Tuzza

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