Luogo di pubblicazione [Verona]
Tipografo Dalla Tipografia Provinciale di Paolo Libanti
Data di pubblicazione 1841
Descrizione fisica Pagine 1 ; 34x25 cm
Soggetti linea Milano-Venezia
Tipologia Monografia
Lingua di pubblicazione Italiano
Nazione di pubblicazione Italia
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Testo

BIOGRAFIA E TESTAMENTO
Della Strada Ferrata Ferdinandea da Venezia a Milano
I.
Prima del mio nascere tutti di me parlavano; appena coricepita,
tutti mi volevano appartenere; quasi si trattava anche del mio ma-
trimonio. Il Babbo, ingegnere di talenti straordinarj, cominciò a
sentir bisbiglio sul metodo che tener voleva nella mia educazione;
perchè il mio fisico non fosse mai per discapitare; perchè il mio mo-
rale, la mia civiltà superassero le altre mie pari: sordo peraltro per
tutti ( mentre in 5 continui anni di viaggi appreso aveva qualche
cosa più degli altri,) attese con ogni sforzo ad eseguir i suoi progetti,
e militare come fu, apprestava regolamenti per i maestri che di me
occuparsi dovevano, e di tutto il personale alto e basso, che di me
aver doveva impero, o soggezione.
II.
Appena nata in Verona, incapace a tutto, a me si strinsero affettuosi
più Cittadini del Regno, facoltosi a misure straordinarie (disponevano
milioni per la mia dote), e a questi si univano, non seppi mai il
perchè, più Dottori, non già di medicina pei casi in cui mi amma-
lassi, ma di legge: il mio fisico era robustissimo, la mia complessione
di ferro, un animo ardente, di fibra soverchiamente sensibile: tutto
presagir faceva in me vita costantemente felice, e d'una durata.anche
di anni cento.
III.
Le gare perpetue dei Dottori con altri pochi, a solo titolo d'es-
sermi generosi di consigli e di prescrizioni mediche, disturbarono assai
il Babbo, influirono moltissimo sul cangiamento del mio ben essere:
più Consultori intervennero che tutti approvarono il predisposto dal
Bubbo, ma quei Dottori legali non vollero acquietarsi, anzi accesero
tali discordie, immaginarono su di me progetti sì strani, che nel Lu-
glio 1840 fu l'epoca in cui tutti perdettero fiducia della mia prospe-
rosa esistenza. Gli affanni del Babbo, e di quanti onesti l'applaudiva-
no in ciò che fatto aveva e per quello che far voleva per me, erano
spirito infiammatore che vieppiù alimentava l'incendio: tutti dispera-
reno di me.
IV.
Sì scrissero sul mio conto litanie, salmi, sentenze: i talenti italia-
ni si sfogarono in molteplici dissertazioni a sostenere quanto di bene
aveva faito il Babbo, ma pur troppo concluder devo che la mia sa-
lute fu cimentata e che sta per crollare l'intero edificio. La prudenza
istruisce che apparecchi il mio Testamento; di cui nom so se, per la
malattia in me dominante, potrò giungere al ffne - Eccolo - da aprirsi
il 12 Agosto 1841 quando si voglia.
V.
Art. 1. Sana perfettamente di niente; benchè inferma nel resto;
ringrazio tutti dell'amore veramente sviscerato che per me dimostra-
rono avere, tutti bramandomi o in casa loro; o nelle loro piemanze;
mai disgiunta dal Babbo.
Art. 2. Non essendo fra le umane condizioni render tutti contenti;
pregar debbo quelli, dai quali restar dovrò lontana, se la mia salute
nou verrà affatto affatto perduta; a non movermi guerra; a non di-
sturbar nei sonni o me o il Babbo.
Art. 3. Prego gli altri all'invece a voler conciliar coa essi tutti i
modi da rendere spente le discordie, le animosità, le gare municipali,
che a nulla tendono se non al danno comune, e offrendo loro un
braccio fratellevole giunger felici allo scopo de' loro desiderj.
Art. 4. Prego quei tali Dottori a limitare gli sforzi de' loro talenti
nel proteggere gl'infelici, nel salvar i patrimonj delle vedove o dei
pupilli, nè imbarazzarsi mai nella professione difficile del medico, per-
chè mascer potrebbe in simili congiunture che, come con me, anzicchè
portar tutto a salvezza, affrettino la morte di chi non doveva, nè
poteva cousultarli, o alla peggiore ipotesi di chi non doveva far cal-
colo alcuno del loro voto.
Art. 5. Prego il Babbo a dominar quell'ardore marziale, quella
vivacità di spirito, che pur troppo non possono giovare alla sua sa-
lute, e agli oppositori suoi basterà dichiarare resciunt quid faciunt.
Art. 6. Il ritratto che mi fece fare a tutta figura il Babbo sia
collocato a eterna memoria in una cassa cisellata, di quel ferro d'estera
provenienza, di cui per i miei spassi fu permessa l'introduzione.
Art. 7. Nata povera, benchè coi milioni offerti a mia dote, prego
perchè il mio funerale segua senza pompe: a ottener ciò all'evidenza
matematica mi si accordi in favore la scorta di que' soltanto che,
nemici al bene pubblico, agirono e scrissero contro il Babbo: incapace
come sono a lasciar loro del mio, sia, a merito dei moderni progressi
della Chimica, raccolto a loro favore il fumo che mia sorella di Mi-
la-Moonza emana ogni dì, e che certamente sarà per riuscire di
vasto vantaggio futuro. All'utile presente pensò troppo bene la Com-
missione dei Cinque, Amen.
La Strada ferrata Ferdinandea

Per copia conforme all'originale
Dal Montebaldo li 9 Agosto 1841
Il Dilettante Italiano

Dalla Tipografia Provinciale di Paolo Libanti.